
Pierbattista Pizzaballa

Pierbattista Pizzaballa (Cologno al Serio, 21 aprile 1965) è un presbitero, teologo e biblista italiano dell'Ordine dei Frati Minori, attuale Custode di Terra Santa.
Dopo aver terminato gli studi superiori nel 1984, è entrato nel noviziato della Verna (Arezzo), dove nel 1990 ha ricevuto l'ordinazione presbiterale. Successivamente, ha conseguito il baccalaureato in teologia presso lo Studio Teologico "Sant'Antonio" di Bologna, affliliato alla Pontificia Università Antonianum di Roma, nel 1990, e nel 1993 la licenza in teologia con specializzazione biblica presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.[1] Nel 1995, ha curato la pubblicazione delmessale romano in lingua ebraica ed ha tradotto vari testi liturgici in ebraico per le comunità cattoliche in Israele.[1]
Ha ricoperto il ruolo di assistente generale dell'Ausiliare del Patriarca Latino di Gerusalemme per la cura pastorale dei cattolici di espressione ebraica in Israele e di vicario parrocchiale per la comunità cattolica di lingua ebraica a Gerusalemme. Dal 2001 era superiore del Convento dei Santi Simeone e Anna a Gerusalemme.[1]
A Gerusalemme dagli anni novanta, dal 2004 è stato nominato Custode di Terra Santa[2] succedendo a Fr. Giovanni Battistelli.[1] Per via di tale incarico ha la responsabilità per quanto attiene il rispetto dellostatu quo[3]; nella complicata mediazione tra lo stato d'Israele e le autorità palestinesi[4], ha dichiarato di essere disponibile al dialogo con tutte le forze presenti nel territorio, per garantire la presenza della comunità cristiana in Terra Santa[5], che sente in pericolo[6].
L’ARCHEOLOGIA CI PARLA DEL GESÙ STORICO
Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Custode di Terra Santa
Contributo al Convegno ISSR 2009 «Alla riscoperta del Gesù storico» (Brescia 8/10/2009)
1) Il dato archeologico come fonte storica
La ricerca del Gesù storico, è giustificata e guidata da un evento fondamentale, che è anche il fondamento stesso della fede cristiana. Questo evento storico, l’incarnazione del Figlio di Dio, si situa nel tempo e nello spazio per mezzo di due coordinate che corrispondono alla storia ed alla geografia di una piccola regione del Medio Oriente, durante gli anni del primo imperatore romano Ottaviano Augusto. Questa regione, lunga, «da Dan a Bersabea» (Gdc 20,1) poco più di 240 Km e larga poco più di 120 Km, corrisponde a quella che i romani chiamavano Syria Palestina. La Palestina storica (con qualche puntatina in Fenicia, nella Decapoli, in Trangiordania e in Egitto), costituisce dunque lo scenario entro il quale, circa due millenni or sono, visse ed insegnò un ebreo di nome Gesù da Nazareth.
La ricerca «di» Gesù è indissolubilmente abbinata alla ricerca «su» Gesù. «Su» e «di» Gesù di Nazaret, ci parlano primariamente gli scritti canonici, redatti subito a ridosso degli eventi, cristallizzando la memoria di alcuni testimoni oculari. Intorno a Lui ruotano le frammentarie testimonianze apocrife, riflesso della ricerca e degli orientamenti dottrinali delle prime comunità cristiane sorte, fino al IV secolo d.C., in ambienti culturali così differenti e talvolta contrapposti: i giudeo-cristiani di Palestina, gli ebioniti della Siria, i nazarei sulle rive del Giordano, i mandei iracheni, gli elcasaiti di Arabia, i marcionisti del Ponto, i basilidiani egiziani e tutti gli esponenti dello gnosticismo. Accennano a Lui e ai primi seguaci poche altre fonti antiche extracristiane (Svetonio, Vita Caludii XXIII, 4; Vita Neronis XVI, 2, Tacito, Annales, XV, 44, Flavio Giuseppe, Antiquitates Iudaicae XX, 200). Ma c’è un documento privilegiato, unico, che annulla la mediazione del tempo intercorso tra noi e l’uomo Gesù, proiettandoci direttamente nel suo spazio: il reperto storico, il dato archeologico.